sabato 7 febbraio 2015

La verità sulla Grande Crisi del ’29 raccontata da Gertrude Coogan


Pubblichiamo un estratto del fondamentale libro “I creatori di moneta” del’economista americana Gertude M. Coogan (disponibile qui:http://www.edizionidiar.it/coogan-gertrude/i-creatori-di-moneta.html), dove si racconta cosa accadde subito prima e subito dopo la grande crisi del 1929 e come si comportò la politica. Le assonanze (che sono state messe in grassetto dal nostro blog) con i giorni che stiamo vivendo sono impressionanti, addirittura sconcertanti se si considera che il mondo di oggi viaggia ad una velocità esponenzialmente superiore a quella del mondo dello scorso secolo. Per questo motivo i danni e l’escalation di eventi catastrofici non potrebbero essere che peggiori della grande depressione del 1929.
E’ un omaggio al vero popolo americano, quello che un secolo fa fu defraudato della sua sovranità dalla FED. Ed è un omaggio agli imprenditori e ai lavoratori di tutto il mondo. Buona lettura.

IL GIORNO DELLA RESA DEI CONTI
I primi brontolii di tuono cominciarono a udirsi nel settembre 1929. Il fallimento della ditta Hatry a Londra nel settembre di quell’anno scatenò da parte di fonti estere “ben informate” una consistente vendita di titoli. Naturalmente, quelle fonti non potevano essere i banchieri internazionali, che erano in grado di conoscere il giorno e l’ora in cui sarebbe avvenuto un terribile crollo. Per tutto il mese di settembre e sino alla terza settimana di ottobre, mentre alcuni titoli raggiungevano nuove quotazioni record, vi furono massicce liquidazioni. I venditori europei di titoli li convertirono in denaro liquido e trasferirono all’estero i loro depositi, L’oro cominciò ad affluire in Europa.

Il 24 ottobre 1929, alle 11 in punto, centinaia di azioni in centinaia di emissioni vennero poste in vendita “sul mercato”. Sarebbe stato molto strano se si fosse trattato di una semplice coincidenza. Era assai insolito che migliaia di persone avessero deciso di vendere nello stesso istante. Era anche strano che tutti costoro avessero deciso di vendere “sul mercato”. Gli investitori inesperti non piazzano ordini “sul mercato”. Questa è un’operazione che sanno compiere solo le “vecchie volpi”, ovvero gli internazionalisti e i loro accoliti, sul genere degli speculatori che agiscono come consiglieri del Governo e affermano che “gli speculatori devono essere nel giusto”.

Il crollo del mercato continuò giorno per giorno. La nuova èra era finita. Gli internazionalisti avevano ristretto la fisarmonica monetaria. Erano stati loro stessi a gonfiarla d’aria e adesso spettava a loro il privilegio di sgonfiarla. Non avevano alcun dubbio di informare il signore o la signora Smith che essi avevano deciso di bloccare il credito. In fin dei conti, era un loro privilegio restringere il volume delle promesse di pagamento (prestiti) in circolazione, esportare l’oro al di fuori del paese e far crollare l’intera struttura della moneta e dei “prezzi”.

Non erano stati loro ad espanderla? Era il loro strumento, in modo


Gertrude Coogan
“legale”; essi avevano il permesso esclusivo di servirsene a loro piacimento e per il loro personale profitto.
Come sapete, gli imprenditori hanno uno spiccato senso del dovere. Si assumono la responsabilità di costruire grandi fabbriche, di favorire la scienza e il progresso tecnico e di far sì che gli esseri umani meno intraprendenti di loro possano disporre di ciò che è fisicamente necessario per vivere. Tali ideali sono troppo elevati e se gli imprenditori non fossero tenuti a bada, entro poco tempo i lavoratori conquisterebbero una grande indipendenza; questi ultimi infatti, se hanno un lavoro assicurato e retribuito con alti salari, possono accumulare in breve tempo delle proprietà.E’ quindi necessario che i supremi custodi della Nazione, i banchieri internazionali, smorzino gli entusiasmi di questi imprenditori sinceri e laboriosi.
Gli imprenditori, gli agricoltori e i lavoratori americani continuarono a lottare. Quasi ogni giorno, un cosiddetto leader proclamava enfaticamente che l’America era fondamentalmente sana e che una campagna per favorire l’acquisto di titoli avrebbe risolto i problemi della Nazione. Siate patriottici: comprate adesso. Dopo tutto, non c’è nulla che vada male! Manca solo la fiducia. Occorre ripristinare la fiducia. Tutto il ciclo congiunturale si basa – in sostanza – sulla “fiducia” (fiducia malriposta, purtroppo). I cicli congiunturali si verificano perché, per qualche ragione “misteriosa”, la popolazione, in vaste proporzioni, perde improvvisamente “fiducia”.

Comunque, l’unico vero mistero è il motivo per il quale non si è mai detta la verità al popolo, e la verità è che la nostra stessa moneta (nella misura di oltre il 95%) [oggi al 100%, n.d.r.] è basata sulla fiducia; è un fatto puramente psicologico. Essa esiste quando lo vogliono alcune menti e scompare in modo analogo.

Venne convocato il consigliere dei Presidenti [Bernard M. Baruch n.d.r.]. Egli era già stato il “consigliere” dei Presidenti Wilson, Harding e Coolidge e ora era il consigliere del Presidente Hoover. E’ strano che, con tutta la sua “grande conoscenza dell’economia e della finanza”, egli non consigliasse il Presidente Wilson di emettere in modo corretto una nuova valuta onesta, costituzionale e senza interessi, che recasse impresso il sigillo del Governo degli Stati Uniti. Se egli, nella sua “grande saggezza”, lo avesse fatto, l’America non avrebbe mai subito la drastica caduta dei prezzi agricoli che venne provocata nel 1920 né avrebbe mai avuto quel “problema agrario” di cui egli si occupa così spesso sulla stampa “rispettabile”.
Questo consigliere riferisce che dal 1921 ha concentrato le sue risorse mentali sulla “soluzione” del problema agricolo: le sue parole devono avere influito su gran parte della legislazione approvata per “soccorrere” gli agricoltori, dato che il suo parere era “richiesto dai Presidenti”. Certamente i suoi amici colsero i frutti del suo lavoro. Gli agricoltori sono soddisfatti di questi risultati? I documenti mostrano pure che dal 1920 il “consigliere” ha esercitato una notevole influenza sulla legislazione approvata per “regolare” gli scambi di beni che sino a quell’anno avevano funzionato in modo eccellente per gli agricoltori.
Fu anche strano che egli, nonostante le sue vaste conoscenze, non 

mettesse in guardia il Presidente Coolidge dal concedere prestiti internazionali svantaggiosi. Vista la sua grande conoscenza dei movimenti monetari internazionali, avrebbe dovuto sapere che stavamo semplicemente sottraendo risorse alle regioni agricole comportandoci in modo davvero magnanimo sullo scenario internazionale: producevamo beni e ne finanziavamo la vendita ai paesi stranieri, sottraendo al nostro stesso popolo il denaro necessario al loro acquisto.

A quanto pare egli non consigliò il Presidente Coolidge nell’agosto del 1927, quando il Consiglio di Amministrazione della Riserva Federale decise di aumentare la pressione e di sospingere un mercato azionario febbrile verso livelli sempre più alti. Vi erano numerosi uffici statali che raccoglievano statistiche per lui, ed egli doveva certamente sapere che molti titoli venivano venduti per un valore molto superiore a quello degli utili delle loro corporations. Oltre agli efficienti servizi statali, egli avrebbe potuto consultare il dottor Goldenweiser, direttore delle ricerche del Consiglio di Amministrazione della Riserva Federale. Questo funzionario capace avrebbe potuto fornirgli nomerose statistiche che mettevano in evidenza i pericolosi sviluppi futuri.

Naturalmente, a quell’epoca, tutti si chiedevano se gli Stati Uniti sarebbero stati in grado di emettere certificati azionari tanto rapidamente da soddisfare la grande richiesta. Forse egli stava consigliando il Presidente  Coolidge sul modo in cui le tipografie e le industrie grafiche avrebbero potuto sfornare questi certificati in modo abbastanza rapido. Negli stessi scritti del “consigliere dei Presidenti” si rende noto al pubblico che egli uscì dal mercato azionario prima del crollo dell’ottobre 1929. E? strano che non abbia informato della sua sensazione di incertezza il Presidente Hoover. E’ strano che, se sapeva vendere oculatamente i suoi titoli, non abbia informato il Presidente Hoover che vi era qualcosa di “fondamentalmente sbagliato”. Se avesse capito, il Presidente Hoover non avrebbe ripetuto così spesso che “l’America è fondamentalmente sana” o che “la ripresa economica è imminente.”
Se il “suo consigliere” lo avesse avvertito, il Presidente Hoover non avrebbe mai commesso il grande errore di convocare una “conferenza economica” nel gennaio del 1930, nel corso della quale invitò gli imprenditori a continuare a investire denaro nell’ampliamento degli impianti industriali. Alcuni onesti imprenditori seguirono l’esortazione del Presidente e il prezzo che pagarono per la loro cooperazione fu la perdita delle loro imprese.
Eppure, questo stesso consigliere continua imperterrito a consigliare il Presidente. Egli – si afferma – è il “Presidente non ufficiale” di questa amministrazione. Noi cambiamo i Presidenti, ma non i consiglieri. Gli americani dovrebbero porre alcune domande al prossimo candidato alla Presidenza e cercare di cambiare i consiglieri.

Gertrude Margareth Coogan – I creatori di moneta

venerdì 6 febbraio 2015

Per una nuova Vandea

Di Francesco Filini
La classica lettura della storiografia contemporanea sulle guerre di Vandea tende a liquidare la questione come una reazione clerical-monarchica alla Rivoluzione Francese. Subito dopo la presa della Bastiglia e prima ancora di aver tagliato la testa a Luigi XVI e Maria Antonietta, i rivoluzionari giacobini procedettero all’espropriazione di tutti i beni clericali che divenivano dal 2 Settembre 1789 proprietà della Nazione, pronti ad essere ceduti per rimpinguare le casse del nuovo stato nascente. Per opporsi a quest’esproprio fatto in nome del popolo e della I Repubblica Francese, clericali e nobili avrebbero – sempre secondo la storiografia progressista contemporanea – sobillato la classe proletaria contadina contro il nuovo regime rivoluzionario, per difendere i reazionari valori di Dio, Patria e Famiglia. Cittadini stolti e incapaci di comprendere l’inganno perpetrato dal vecchio potere politico in nome di valori frutto della religione, l’oppio dei popoli di cui parava Marx. Un giudizio sul popolo simile a quello che certa intellighentia dei giorni nostri tende a dare quando le elezioni vengono vinte dal “Cainano” di turno: il popolo è stolto e si fa abbindolare dalle false promesse che il Sultano di Hard-coreemana attraverso i suoi potenti mezzi mediatici, detenendo ovviamente il controllo totale sull’informazione. Solo la minoranza illuminata del Paese è in grado di vedere l’inganno, grazie alla sua “superiorità culturale” che deve essere imposta attraverso gli alfieri della verità e della Justitia. In Italia questa cultura giacobina ha trovato in Travaglio, Santoro, Floris, Ezio Mauro, Padellaro e tutti gli altri esponenti del circo mediatico capital-progressista, degli ottimi interpreti. La magistratura impegnata e illuminata ha invece eseguito con grande impegno e costanza i precetti di detta cultura, di cui ne costituisce a pieno titolo il braccio armato.
Ma torniamo alla Vandea. Dalle memorie di guerra della signora La Rochejaq
Il Santo d'Anjou
uelein, vedova del comandante dell’esercito reale, scopriamo che furono proprio i contadini a trascinare clero e nobiltà nella rivolta contro il regime rivoluzionario. Molti storici sono propensi ad attribuire il successo dei “reazionari” nelle guerre di Vandea al fatto che ad insorgere fu proprio il popolo, che spesso sceglieva i suoi comandanti tra gli stessi contadini, come fu per il generalissimo Jacques de Cathelineau, un povero venditore ambulante che guidò l’esercito cattolico e reale. La Vandea infatti fu una vera e propria guerra di popolo a cui aderirono nobiltà e clero, spinti soprattutto dall’interesse di riconquistare i beni che i giacobini gli avevano sottratto.

Ma cos’è che spinse i contadini della Vandea ad insorgere? Ezra Pound diceva:non vedo nessuno se non è un cretino che oggi possa pensare di conoscere la storia senza capire l’economia. Proviamo quindi a gettare uno sguardo sulla situazione economica dell’epoca, cercando di vedere come cambiò l’economia francese dopo la rivoluzione. Abbiamo detto all’inizio che il primo provvedimento giacobino fu la confisca dei bene del clero, il secondo fu emettere attraverso il Tesoro dei titoli di prestito: gli assegnati. 

Gli assegnati nascono inizialmente come biglietti di stato “pagabili a vista al portatore” con i quali si potevano acquistare i beni di stato confiscati al clero. Così facendo lo Stato giacobino riusciva a incassare moneta sonante dando indietro dei titoli di carta che rappresentavano la promessa di cedere beni di stato. Con questo meccanismo lo Stato rastrellava attraverso la Banca economie prima ancora di vendere, producendo semplicemente un pezzo di carta. Anne-Pierre de Montesquiou-Fézensac, deputato dell’Assemblea costituente francese dichiarò, parlando degli assegnati, che erano «il più costoso e disastroso dei prestiti». L’anno successivo alla prima emissione, gli assegnati diventarono essi stessi una moneta, esattamente come la sterlina inglese. Gli assegnati da titoli del tesoro divennero moneta di Banca non più di proprietà del portatore (come lo erano state fino al 1789 le sonanti monete romane) ma pagabile a vista al portatore: una moneta nominale, una moneta debito. Il prof. Francesco Lemmi, ordinario di Storia Moderna all’Università di Torino, affermò che la prima causa della Vandea fu la pesante pressione fiscale che il regime giacobino esercitò a seguito dell’emissione degli assegnati. I contadini della Vandea si ribellarono e insorsero contro la truffa giacobina che li aveva trasformati da proprietari a debitori della propria moneta attraverso l’esercizio del prelievo fiscale. L’assegnato fece una brutta fine: fu stampato senza controllo causando inflazione e aumento della pressione fiscale, fu ritirato nel 1797. Per un breve periodo si tornò alla moneta sonante, nel 1800 l’esperimento delle banconote nominali fu ripreso con la costituzione della Banca Centrale Francese, per opera di Napoleone.

La rivolta vandeana è una rivolta contro il liberismo economico di matrice giacobina: al grido di libertè, egalitè, fraternitè il regime giacobino aveva imposto la propria moneta-debito (durante il Terrore giacobino la non accettazione dell’assegnato comportava la pena di morte!) impoverendo il popolo con l’imposizione fiscale e rastrellando quella ‘buona’ di proprietà d

el portatore: un simbolo econometrico effettivamente rappresentante il valore del lavoro contadino che lasciava poco spazio alla speculazione.
La crisi dell’assegnato fu accelerata infatti dall’enorme speculazione dei mercati e dall’immissione ad opera della nemica Inghilterra di un enorme quantitativo di assegnati falsi (foto a destra). La Vandea segnò l’inizio delle battaglie del sangue contro l’oro.

Le condizioni politico-economiche attuali necessitano una nuova Vandea, un’insorgenza popolare fatta con i mezzi che lo Stato di diritto permette di utilizzare. Le banche che hanno decapitato la politica italiana ed europea e dopo aver imposto da secoli la moneta-debito, oggi si accingono a riscuotere inviando i loro esattori a liquidare gli stati. Quest’articolo viene scritto il giorno prima della manovra del neopresidente del Consiglio Monti, un uomo espressione diretta del mondo finanziario globale: l’esattore inviato dall’usuraio a prelevare la ricchezza del popolo attraverso tasse e svendita di beni pubblici e magari un domani anche alla sdemanializzazione. Parole come“crescita”, “sacrifici” e “spread” hanno sostituito l’ideologico motto giacobino libertè, egalitè, fraternitè e il governo delle banche ce li ripete di continuo utilizzando tutti i mezzi di cui dispone: vogliono convincerci che l’uomo e la sua esistenza sono esclusivamente riconducibili ai dettami dell’ideologia del terzo millennio: l’usura scambiata per libertà.
La nuova Vandea dev’essere una Vandea d’Europa che si ponga l’obiettivo principale di recuperare quella sovranità monetaria (e quindi anche quella politica) perduta nel 1694 con la creazione della Banca Centrale d’Inghilterra. Un’insorgenza che deve passare esclusivamente per una salda presa di coscienza da parte del popolo del sistema bancario della creazione del debito pubblico.
I contadini dell’epoca trascinarono clero e nobiltà a difendere i la propria terra e i loro valori, oggi l’unica vera rivoluzione che possiamo fare è recuperare quel senso d’appartenenza, quei valori e quell’indomito sentimento di libertà che nella storia ha nobilitato ed elevato l’essere umano. E’ il preludio della nuova Vandea Europea.