martedì 16 dicembre 2014

5000 MONETE complementari locali nel mondo, create da cittadini e comuni senza debito pubblico


A conferma, prova e testimonianza della bontà nelle teorie sulla moneta pubblica, esistono al mondo circa 5000 MONETE COMPLEMENTARI LOCALI, di cui 700 solo in Giappone. Ce ne sono in tutti i paesi “occidentali”, dall’Inghilterra alla Germania, dalla Svizzera alla Francia, dall’Argentina agli USA, e, ultimamente anche in Italia.
Una moneta complementare locale è una moneta creata da cittadini, associazioni, e talvolta Comuni, che si uniscono nel patto sociale, nella convenzione sulla quale nacque il denaro, e decidono di stamparsi la propria moneta, esente da debito pubblico, in quanto appunto pubblica e non chiesta in prestito a una banca centrale privata; una moneta creata nell’interesse di una comunità che si accorda, si convenziona, in base alle leggi del sistema monetario così come e’ descritto e esplicato dagli economisti non “ufficiali”.
Queste monete rappresentano la merce universale per gli scambi commerciali, su cui una piccola comunità può agire per far fronte alle crisi economiche.
Si sviluppano spesso nei piccoli comuni in quanto nelle piccole comunità è più semplice parlarsi, spiegarsi ed accordarsi, dove la fiducia reciproca e’ maggiore e la società non e’ stressata, individualista e dissociata come nelle grandi città,.
In queste comunità dove è adottata, il commercio rifiorisce, l’economia locale e’ ben supportata dall’ossigeno della moneta senza debito e senza interesse, ma soprattutto gli scambi commerciali aumentano grazie all’abbondanza del denaro pubblico, che viene stampato e accreditato in quantità sufficiente per tutti.
I commercianti cominciano ad adottare queste monete, in convenzione con i cittadini che la spendono nei negozi e con i produttori locali, che producendo tutto in zona, possono far fronte alle spese di gestione, stipendi compresi, senza dover ricorrere alla divisa ufficiale per gli acquisti fuori zona.
Inoltre favoriscono la produzione di cibi locali e genuini in quanto, se usata dai produttori locali, non potrà essere spesa nell’acquisto di prodotti chimici e OGM in mano alle multinazionali che preferiscono pagamenti in divisa ufficiale (visto che gli stessi banchieri sono anche proprietari delle corporations)
Sono complementari perché affiancano la divisa ufficiale utilizzata per le spese all’esterno della comunità, dove si rende necessaria per mancanza di quel patto sociale.
La loro origine risale alla fine dell’800 e agli inizi del ‘900, soprattutto durante la grande depressione, in quelle comunita’ che ben compresero il sistema monetario.
Tra le prime comunità ad utilizzarle ci furono le Isole di Jersey e Guernsey, nel Canale della Manica, attualmente indipendenti ma sotto la corona britannica.
L’isola di Jersey batteva la propria moneta fin dal medioevo, ma dovette rinunciarvi dopo che la rivoluzione francese, finanziata da banchieri, introdusse un sistema monetario privato.
In un momento di grossa confusione tra Francia e Inghilterra, nella metà dell’800, l’isola versava in pessime condizioni economiche, con numerose opere pubbliche incompiute e di primaria importanza.
La comunità decise così di stampare le proprie sterline, e il governo dell’isola riuscì, ne giro di 2 anni, a realizzare tutte le opere, senza indebitarsi o chiedere prestiti.
Ancora oggi l’isola stampa le proprie sterline, utilizzate anche per pagare le tasse (molto ridotte, intorno al 10% vista la mancanza di debito pubblico).

Gli esempi nel mondo sono numerosissimi, dall’ITHACA HOURS negli USA, di cui si e’ occupato anche Report di Rai 3, in una puntata sparita dal sito ufficiale ma reperibile su google video..
In Inghilterra (Norwich), nel 1987 sono stati creati i LETS dalla New Economy Foundation, che comincio’ a svilupparli in Scozia e Galles e successivamente in Australia. Oggi i sistemi monetari Lets sono 400 e coinvolgono circa 40.000 persone.
Attraverso i LETS si attivano asili nido, si erogano cure a malati cronici non più assistiti dal sistema nazionale sanitario, si affrontano le manutenzioni casalinghe senza esborso di danaro ecc. I rapporti con il governo britannico non siano stati sempre semplici, ma ora sono coinvolti numerosi enti locali.
L’unità locale, denominata in modo vario e fantasioso nei diversi sistemi (Oliver, Bright, Storie, Acorn, Beacon, Pigs, Onny ecc.), è frequentemente allineata alla sterlina.
Il LETS (Local Exchange Trading System) è un sistema studiato appositamente per trattare problemi associati alla moneta convenzionale. L’obiettivo di fondo è sia economico che sociale: da un lato permette l’acquisto di beni e servizi, pur non avendo denaro, sostenendo costi più bassi per i servizi rispetto al mercato, dall’altro è uno strumento per integrarsi nella comunità locale e costruire rapporti di buon vicinato.
Secondo alcuni economisti il sistema è potenzialmente interessante per le regioni ad alto tasso di disoccupazione perché permette alle persone di ottenere beni e servizi che non possono pagare con la moneta tradizionale.
ITHACA HOURS è una moneta locale nata ad opera di Paul Glover nel 1991 a Ithaca, una città dello stato di New York in Usa, come forma di contrasto a Wal-Mart, la catena di ipermercati americana, fonte di sfruttamento per produttori e lavoratori. Le Hours rimangono nella regione per pagare il lavoro locale e rafforzano gli scambi comunitari, espandendo una produzione ed un commercio maggiormente attento all’ecologia e alla giustizia sociale della comunità. Usando monete complementari locali si crea cioè un vantaggio a favore della sostenibilità locale, sia in termini ecologici che sociali.
Le Hours sono delle banconote complementari al dollaro, che possono essere usate in pagamento di beni e servizi nel raggio di 50 miglia intorno ad Ithaca. Una Ithaca Hour in termini di potere di acquisto vale dieci dollari, l’equivalente teorico di un ora di lavoro (da qui il nome “hours”, ore). Molti milioni di dollari di valore equivalente sono stati movimentati dai residenti e più di 500 aziende e 100 organizzazioni non profit la accettano.
II progetto Interser {Intercambio de Servicios, scambi di servizi) comincia ad essere concepito nel 1989 in Venezuela, ma è frutto di esperienze precedenti iniziate nel 1955. Il progetto Interser si è evoluto e oggi su internet è più conosciuto con il nome Notmoney.
La Red Global del Trueque (Rete Globale di Scambio) è un esperimento nato nel 1995 in Argentina. Alcune province argentine hanno sperimentato anche la realizzazione di una propria valuta. Quando il governo nazionale era impossibilitato al trasferimento fondi alle province, loro non avevano soldi per pagare i propri impiegati.
In Italia sono stati creati gli SCEC a Napoli (unica grande citta’ al mondo a riuscirvi) e in Veneto, mentre una moneta complementare e’ stata creata in Aspromonte facendola stampare proprio dalla zecca dello Stato.
Importantissimo e’ il progetto SIMEC del prof. Auriti realizzato dal Comune di Guardiagrele.
Siamo oggi tecnicamente in grado di realizzare il sogno dell’umanità, di provvedere ai bisogni di tutti gli abitanti del pianeta, lasciando alle macchine il compito di eseguire i lavori meno piacevoli. Quello che manca è la moneta per farlo. La moneta non è altro che una convenzione tra la gente di accettare ed usare un qualcosa come mezzo di scambio – che sia cartamoneta, monete, conchiglie, come avviene in alcune parti del mondo, o sigarette, come avviene durante una guerra. E’ possibile che il nostro modo di pensare sia diventato così stolto a causa della nostra incapacità di comprendere appieno il funzionamento della moneta?

giovedì 4 dicembre 2014

La proposta Leva di riforma della Cassa Integrazione (video)




Di Daniele Pace*

Cassa Integrazione Guadagni: da “Ammortizzatore sociale passivo” ad “Investimento sociale attivo e salva lavoro e imprese”.

Molti cittadini avranno più volte sentito parlare di Cassa Integrazione, conoscendone il significato, in particolare nei periodi di crisi.
La Cassa Integrazione Guadagni, questo il nome completo, è una prestazione economica erogata dall'INPS ai lavoratori la cui azienda entra in crisi, per varie motivazioni, ed è costretta a sospendere parte o tutti i lavoratori.
La Cassa Integrazione proviene non dallo stato, ma da contributi versati sia dai lavoratori che dalle aziende ed è quindi a tutti gli effetti denaro non statale, ma del mondo produttivo stesso. Questo ammortizzatore sociale è quindi autofinanziato e non dipende economicamente dal governo, che però ne detta le regole di erogazione.
Oggi la legge prevede la sua erogazione solo nel caso della sospensione dal lavoro secondo delle regole stabilite.
Qui nasce l'idea del Dottor Domenico Leva, funzionario INPS, e di suo padre, un ex dell'ente previdenziale oggi in pensione, per riformare la Cassa Integrazione Guadagni e renderla più funzionale e produttiva sia per i lavoratori che per le aziende.
Il Dottor Leva ha presentato questa proposta al convegno di Montegranaro, su suggerimento della Scuola di Studi Giuridici e Monetari Giacinto Auriti, che ne aveva dapprima valutato la validità e la concretezza, tanto da presentarlo come relatore esterno alla scuola, pur se la relazione non riguardava nello specifico la riforma monetaria.

Fatta questa premessa veniamo subito alla proposta dei Leva, a costo zero per lo stato, corredata da tutti i dati economici precisi che un funzionario INPS ha a disposizione lavorando nell'ente.
La proposta, tanto semplice quanto geniale, potrebbe essere attuata con delle piccole modifiche all'attuale legge, mentre per l'aspetto economico, come appurato dati ufficiali alla mano dal Dottor Leva, le risorse sarebbe già presenti e sufficienti, grazie al sistema attuale di autofinanziamento che non richiederebbe nessun intervento finanziario da parte dello stato.
Infatti i dati INPS riportati nella proposta di riforma segnalano che, nonostante la lunga e profonda crisi e quindi una costante erogazione della CIG, le risorse residue sono ancora pari a 702 milioni di euro a fronte di erogazioni pari a 3,075 miliardi e ad entrate contributive di 3,763 miliardi. [Dati INPS 2013]
Inoltre la stessa struttura di contribuzione non disattenderebbe la normativa europea che vieta gli aiuti di Stato alle imprese.
Come evidenziato dal Dottor Leva, oggi “la CIGO (Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria) e la CIGS (Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria), ammortizzatori sociali previsti solo in Italia, intervengono rispettivamente per crisi determinata da eventi temporanei (es. mancanza di lavoro, fine commessa ecc.) o straordinari (es. ristrutturazione, riconversione ecc.) ma presentano alcune dinamiche negative”.

Le dinamiche negative evidenziate da un esperto funzionario dell'INPS abbracciano sia il mondo dei lavoratori, che quelle imprenditoriale, per avere infine ripercussioni sulla società stessa.
Infatti per il lavoratore la Cassa Integrazione significa una forte contrazione del reddito disponibile con una conseguente contrazione dei consumi che si ripercuote sull'economia nazionale con tutte le conseguenze facilmente ipotizzabili.
Non di meno vi è sempre una conseguenza negativa sulle capacità professionali del lavoratore, poi ripercosse sulle aziende, e sulla stabilità psico-sociale del lavoratore stesso.
Per le aziende la Cassa Integrazione comporta sempre una “perdita di capacità produttiva e di quote di mercato; difficoltà nell’innovazione, nella ricerca e sviluppo; e riduzione della competitività”.
Per l'economia nazionale e la collettività infine le ripercussioni sono evidenti nella “contrazione dei consumi e degli investimenti; con ricadute negative sulle attività commerciali e sull’indotto industriale; e un peggioramento degli indicatori economici quali occupazione e PIL.”

Il piano Leva prevede una riforma della normativa sulla CIG, nel caso della Ordinaria con riferimento alla ex Legge n. 164/1975 e per la Straordinaria alla ex legge 407/90 e L.223/91, per trasformare questo strumento da puro assistenzialismo a un motore propulsivo per le aziende, favorendone la ripresa e l'innovazione della produzione.
Per fare ciò basterebbe autorizzare l'impiego dei lavoratori in Cassa Integrazione con il vincolo per l'azienda di investire nello sviluppo. Il tutto erogando comunque la Cassa Integrazione e favorendo la prosecuzione del lavoro in modo da avere molti effetti positivi.
Naturalmente l'azienda dovrà essere in grado di garantire un piano industriale capace di sfruttare il risparmio ottenuto integrando la CIG al costo del lavoro per ottenere una rinnovata competitività una volta terminata l'erogazione dell'ammortizzatore sociale.
L'erogazione infatti avverrebbe in questo modo:

A. Il lavoratore continuerebbe il suo lavoro in azienda percependo la Cassa Integrazione, mentre il datore di lavoro dovrebbe erogare solo la differenza tra il normale salario/stipendio e la Cassa Integrazione erogata, con un sensibile risparmio sul costo del lavoro fino al termine dell'erogazione.

B. L'azienda si impegnerebbe a reinvestire i risparmi per innovare la sua produzione. Un prodotto obsoleto è infatti spesso causa di crisi aziendali che se non supportato dalla giusta innovazione, finisce per decretare la morte dell'impresa stessa. Aiutando invece l'impresa con l'erogazione della CIG e mantenendo gli operai al lavoro questa potrebbe continuare a produrre ma ad un prezzo più basso, rendendosi capace di autofinanziarsi e comunque reinvestire in innovazione in modo che al termine della scadenza della Cassa Integrazione, questa abbia avuto dei risultati importanti dal punto di vista produttivo.

Un'idea semplice per trasformare la Cassa Integrazione da mero ammortizzatore sociale di puro assistenzialismo a dinamico motore propulsivo di difesa e sviluppo dell’imprenditoria e dell’occupazione. Uno strumento in cui si consente all'imprenditore disposto ad investire di utilizzare nell'attività produttiva il lavoratore della propria azienda fruitore della Cassa Integrazione, naturalmente impegnando la sola differenza tra retribuzione contrattuale e la CIG esentandolo dall'obbligo previdenziale per il periodo di fruizione delle prestazioni di Cassa Integrazione (6-12-18 mesi).

La proposta, molto articolata, prevede chiaramente una regolamentazione che includa procedure e requisiti ben precisi. L'impresa dovrebbe presentar un piano di investimenti e uno di mantenimento e sviluppo occupazionale e di formazione professionale; poi verrebbe redatta una regolamentazione unificata e semplificata delle procedure di autorizzazione e delle sanzioni per eventuali inadempimenti; verrebbero stabiliti dei tempi predefiniti con verifica dello stato di crisi e una valutazione del piano di investimenti, includendo l'incremento occupazionale; infine una previsione delle garanzie connesse al piano di investimento con fidejussioni bancarie. Il tutto chiaramente sotto il controllo di un ente preposto con commissioni ad hoc che siano del Ministero del Lavoro, o della stessa INPS o quanti altri possano essere interessati.
Questa ferrea regolamentazione prevista dal Dottor Leva, articolata in quattro pagine, è essenziale per scoraggiare qualsiasi deviazione dallo scopo unico della proposta, e per non trasformare questa idea in un'ennesima perdita di fondi utili invece alla ripresa delle aziende in difficoltà. Per questo sarà necessaria una rigida prassi che includa solo le aziende che vogliano rilanciarsi sul mercato con dei piani industriali validi certificati.

I benefici sarebbero molteplici particolarmente in questo periodo di crisi:
per i lavoratori vi sarebbe la difesa del reddito reale e del potere d’acquisto; il mantenimento dell’operatività e del Know How con un'incentivazione alla riqualificazione professionale; mentre gli imprenditori manterrebbero l'attività aziendale stimolata a maggiori investimenti per l'innovazione industriale e il contenimento dei costi del personale durante l’investimento.
La collettività non subirebbe il crollo dei consumi interni e tutte le relative conseguenze economiche e sociali derivate. Un'idea semplice, di facile attuazione, e dalle risorse economiche già disponibili.
I movimenti politici interessati alla proposta Leva potranno contattarlo per discutere i dettagli della bozza tramite la Scuola di Studi Giuridici e Monetari Giacinto Auriti.

*Daniele Pace, scrittore ed autore de “La Moneta dell'Utopia” e “Dialoghi con Auriti"” - Membro del Comitato Scientifico della Scuola di Studi Giuridici e Monetari Giacinto Auriti.